mentre dorme il pescecane

 
 
Milena Agus nacque nel 1959 a Genova, ma è sarda. Insegna letteratura italiana e storia. Benché abbia conosciuto del successo in Italia (finalista Premio Strega, ecc.) ne ha conosciuto di più in Francia. Finora lei ha scritto tre romanzi: Mentre dorme il pescecane, Mal di pietre, e Ali di babbo, più il suo primo romanzo, La contessa di ricotta, il quale non è più disponibile.





















Milena Agus, “Perché scrivere”



Questo romanzo è la piuttosto tormentata storia di una famiglia sarda. È un romanzo molto infelice (tutti sembrano tristi, isolati, malati), pieno di cose brutte. La narratrice, una giovane studentessa più o meno della vostra età. Lei ha un amante (il quale è anche sposato), chiamato solo “lui” nel testo. Il loro rapporto sembra essere fondato su una sessualità brutale, piena di violenza e “atti estremi” (che includono l’urofilia, la coprofilia, il sadomasochismo e varie forme di feticismo). Questo ci porta a delle domande generali iniziali:


  1. A cosa servono i romanzi “infelici”?

  2. Gli studenti si lamentono quasi sempre dei romanzi tristi. Giustamente?

  3. È davvero possibile che una famiglia potrebbe essere tanto infelice? È un romanzo realista o non?

  4. Gli studenti anche si lamentono quasi sempre dei romanzi “non realisti.” Giustamente?

  5. Perché gli scrittori scrivono del sesso?

  6. Perché scrivere del sesso ripellente, “anormale,” sadico?

  7. Come si dovrebbe parlare del sesso?



 

Milena Agus

2005

pp. 1-47

pp. 49-83

pp. 85-115

pp. 117-145

pp. 147-171

9/17

9/22

9/24

9/29

10/1

    “Allora, mi rinchiudo in un bagno e sfioro la corda che mi lega e mi tormenta. Mi sollevo la gonna e guardo allo specchio tutti gli ematomi che ho sul sedere. Penso che io ho il mio segreto e mi consolo.

    Una volta gli ho chiesto “Mi tratti cosí male perché anch’io sono una stronza, un pezzo di merda?”

    “No. È perché ti voglio bene. La maggior prova d’amore che si può dare a un essere umano è ammazzarlo”.

p. 69


    Poi lui dice: “Ora mi permetterò di sfogarmi con te. Ti piscerò addosso e tu te ne starai lí, distesa, con la bocca aperta. E dovrai bere”.

    Mi distendo nella vasca e con gli occhi chiusi e le mani intrecciate, come una morta nella terra, lascio che la pioggia mi bagni tutta, come in autunno.

    E sarò senz’altro irriconoscibile a primavera, un semino come me, con tutte quelle foglie e i fiori.

p. 78